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Zona gialla,
arancione, rossa! Guardate bene: gialla
a destra, arancione al centro e, ovviamente, rossa a sinistra. Di qua, di là,
arancione al centro, rossa ancora a sinistra, gialla a destra, facciamo il
gioco delle tre carte. Attenzione, attenzione, sta arrivando il Sarchiapone
americano! Ci sta. Non può che essere così. Se pretendiamo che la posizione di
partenza della zona rossa sia a sinistra, certamente il Sarchiapone dovrà
essere americano. Americano, non nordeuropeo o nordafricano o del sudest
asiatico, men che meno italiano. Stiamo
giocando in redazione, perché è chiaro che giochiamo con le parole, provando a
pescare nella nostra memoria qualche barzelletta che metta insieme il nostrano
“napoletano” e un austriaco.
Ci sono tantissime
barzellette con francesi, americani, inglesi, anche tedeschi e il sempiterno
napoletano (che sostituisce l’italiano), ma di barzellette con austriaci non
riusciamo a ricordarne nessuna. Mentre ci esercitiamo in questo infruttuoso
esercizio mnemonico, arrivano due messaggi da altrettanti lettori.
Li mettiamo insieme
e li condividiamo immediatamente con voi.
Un enigmatico
lettore, ci invia la storiella di “Sarchiapone
e Ludovico“.
- Questa è la triste storia di Sarchiapone, un cavallo purosangue che, ormai
vecchio e non più utilizzabile come cavallo da calesse, viene svenduto per
poche monete a un carrettiere. Nella stalla del suo nuovo padrone, Sarchiapone
incontra Ludovico, un asinello altrettanto
vecchio, che gli apre gli occhi sulla malvagità umana, distruggendo le vane
speranze di Sarchiapone di poter avere una seconda chance. Il cavallo, un
giorno, ormai conscio che il suo passato di nobile animale non tornerà più, si
getta in un burrone per porre fine alle sue sofferenze.
Passano poche ore e
il nostro lettore si fa vivo nuovamente. Vorrebbe che noi scrivessimo questa
vecchia storiella di Sarchiapone e Ludovico, perché nel palazzo dove vive ci
sono molti inquilini anziani. Già prima della pandemia soffrivano la
solitudine. Ora, sono ancora più tristi e soli. Non si può assolutamente
paragonare un cavallo purosangue a un uomo, però a lui questa storiella ha
fatto venire in mente questi anziani di oggi, ex adulti (ieri) ed ex giovani
(ieri l’altro). Come si fa a non tener conto di loro? Che società è questa?
Grazie a Dio, molti inquilini, a parte la solitudine, stanno bene nella loro
età, sono invecchiati con dignità, con intelligenza e senza fughe all’indietro
o in avanti. Verrebbe quasi da dire, sintetizzando, che questa è, nella
solitudine e per la solitudine, una infelicità
subìta.
Arriva un secondo
messaggio. È un lettore che, per pura coincidenza, ripropone il tema
dell’infelicità da tutt’altra angolazione. Se si dovesse trovare un titolo,
potrebbe essere: “Come si fa a non affrontare un problema per renderlo eterno”[1].
Sottotitolo: Istruzioni per l’uso.
- Un uomo batteva le mani ogni dieci secondi.
Interrogato sul perché di questo strano comportamento, rispose “Per scacciare
gli elefanti!”
“Elefanti? Ma qui non ci sono elefanti!”
E lui: “Appunto.”
La morale della storia è che rifiutare o scansare una
situazione temuta, un problema, da un lato sembra essere la soluzione più
logica, dall’altro però assicura il persistere del problema.
In qualche modo, accidentalmente,
prima o poi, potrebbe esserci una crepa e nell’apertura di un varco cogliere la
possibilità di un cambiamento con il rischio di dover affrontare il problema. Come
fare, allora, a farsi possedere da un’idea che possa determinare la propria realtà?
Ci viene in soccorso una breve storiella.
- Una vecchia zitella, che abita in riva al fiume, chiama
la polizia per avvertirla che, davanti a casa sua, alcuni ragazzi fanno il
bagno nudi. L’ispettore manda sul posto uno dei suoi uomini, che ordina ai ragazzacci
di andare a nuotare più in là, dove non ci sono più case. Il giorno seguente la
donna telefona di nuovo: – I ragazzi si vedono ancora –. Il poliziotto torna e li fa allontanare
ancora di più. Dopo un po’ l’ispettore è nuovamente chiamato dall’indignata
signora, che si lamenta: – Dalla
finestra della mia soffitta li posso vedere ancora col cannocchiale! –
Cosa farebbe la signora se i ragazzi scomparissero
finalmente dalla sua visuale? Forse comincerebbe a passeggiare lungo il fiume,
forse le basterebbe sapere che “da qualche parte” qualcuno fa il bagno nudo.
Una cosa sembra certa: l’idea la preoccuperà ancora … e coltivata, potrà
determinare la “propria” realtà …[2]
Siamo ancora in
redazione. Decidiamo di dare un nome a quest’altra infelicità e la chiamiamo infelicità costruita.
Chiudiamo gli occhi
e non pensiamo all’infelicità subìta o all’infelicità costruita. Regaliamoci
questa perla di Antony Jay, che può esserci utile per esercitarci nel
cambiamento: – Per capire se una risposta
è sbagliata non occorre un’intelligenza eccezionale, ma per capire che è
sbagliata una domanda, ci vuole una mente creativa – Allora,
“buone domande” a tutti!
Filippo Pagliarulo
[1]
Per esempio, la questione Meridionale o la lotta all’evasione fiscale sono
problemi eterni. Sarebbe interessante approfondire cosa si è fatto per non
affrontare questi annosi problemi. Come sono state elaborate le non-soluzioni.
[2] Entrambe
le storielle per essere felicemente infelici, le trovate in “Istruzioni per rendersi infelici” Paul
Watzlawick
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