Qualche anno fa la mia amica pittrice Armanda mi rese partecipe di una scoperta che aveva fatto: una Via Crucis dello scultore Pericle Fazzini, in un posto dietro casa (all’epoca abitavo là vicino) ma fuori dal mondo. Già per arrivarci non è semplice, per la stretta curva che devia ad angolo acuto dalla via Anagnina e che costringe a fare una improbabile manovra per imboccarla.
A Borghetto di Grottaferrata, vicino a ciò che rimane del Castello Savelli (piuttosto poco) e alle Catacombe Ad Decimum, sulla Via Anagnina, quasi nascosta al traffico cittadino e alla grossa arteria che collega Grottaferrata a Roma, si trova la piccola chiesetta, poco conosciuta, dedicata a Santa Rita, chiesa che si affaccia su una piazzetta circondata da casette che sembrano fuori dal tempo e dallo spazio.
Cosa ha di particolare questa chiesa? Già di primo acchitto è emblematica delle nuove istanze, che volevano attualizzare ed avvicinare la liturgia ai tempi contemporanei e che di lì a breve avrebbero trovato espressione nel Concilio Vaticano II. Sembra di tuffarsi a metà tra gli anni ’50 e ’60 perché tutto lo richiama. L’architettura: il tetto poco spiovente dalle originali tegole, una innovativa torre campanaria all’ingresso, le piccole vetrate in fila lungo i muri; gli arredi: le lampade, le pareti rivestite da pietre di tufo sbozzate e che contengono le 14 piastrelle della via Crucis (cm 37×41 ciascuna), realizzate da Pericle Fazzini nel 1953. Entrando, è difficile distinguerle dalla parete in cui sono incastonate, perché sono dello stesso colore. Sono realizzate in creta, di tipo Sansepolcro, una creta che tende piuttosto all’ocra, e ben si adattano al colore del tufo delle pareti, in blocchi sbozzati e lasciati volutamente grezzi.
Nel settembre 2008 Armanda ed io prendemmo appuntamento con un ceramista di Frascati e la moglie, anche lei ottima ceramista per avere qualche informazione tecnica in più. In quell’occasione scoprimmo che a suo tempo lui aveva conosciuto Pericle Fazzini e con lui aveva collaborato nella realizzazione della materia risorgente, sotto alla figura del Risorto dell’aula Nervi.
Le formelle della Via Crucis sono lavorate in bassorilievo e catturano gli occhi per la loro drammaticità. La poetica è quella tipica di Fazzini: intreccio, visi scavati, linee oblique che si intersecano, onde, movimento; da questa materia, scavata e frugata, emergono i protagonisti del più alto dramma umano.
Le parti scavate, spesso coincidono con gli occhi del volto di Cristo, reso in tutta la sua sofferenza. Spesso si vedono visi, più che corpi, primi piani, piuttosto che scene, e intrecci di materia che coinvolgono capelli, mani, vesti, in una fusione materica unica, dove non si distinguono più corpi e natura, ma tutti gli elementi sono parte di un’unica forma.
Pericle Fazzini (Grottammare 1913 – Roma, 1987) dalle Marche si era trasferito a Roma, per frequentare l’Accademia di Belle Arti e lì era rimasto, prima nello studio di Villa Rigoni Stern, dove avevano lavorato vari artisti della Scuola Romana, successivamente diviso tra lo studio di Via Margutta e quello della residenza di campagna a Vermicino, (nei pressi della Chiesa di Santa Rita), dove spesso andavano a trovarlo lo storico Rivosecchi e il poeta Ungaretti. Pericle Fazzini è conosciuto soprattutto per aver realizzato le porte in bronzo della Chiesa di San Giovanni Battista, più conosciuta come la Chiesa dell’Autostrada del Sole, progettata da Giovanni Michelucci e la scultura “Resurrezione” nell’Aula “Paolo VI”, in Vaticano, progettata da Pier Luigi Nervi.
Mariannita Zanzucchi
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