di Antonella Fusco
Nel viaggio dell’arte di Matisse si coglie una bellezza che non si smarrisce, si sente: l’umanità. Nel suo splendore, si dischiude la più grande opera d’arte: la vita e l’avvertimento dell’oltre. L’esperienza artistica di Matisse appare interamente attraversata dallo sguardo, che fa del maestro non solo un celebre artista, ma soprattutto un grande uomo. Il suo sguardo afferma Giorgio Agnisola, autore del libro Henri Matisse Gioia di vivere Lettere e scritti sull’arte – Donzelli Editore, ha l’immediatezza di un approccio sensitivo che si consuma in un profondo riverbero interiore, propiziato soprattutto dal colore: un colore intenso, intimistico. Matisse, poeta del colore che diviene luce. Così l’artista: «I colori, le linee sono delle forze, e nel gioco di queste forze, nel loro equilibrio, risiede il segreto della creazione. Nella Cappella di Vence – che rappresenta l’esito finale delle mie precedenti ricerche – ho tentato di realizzare questo equilibrio di forze; i blu, i verdi, i gialli delle vetrate vanno a comporre all’interno una luce che non è, propriamente parlando, nessuno dei colori impiegati, ma il prodotto vivente della loro armonia … donare alla luce tutto il suo valore di vita, di farne l’elemento essenziale, quello che colora, riscalda, anima». La missione dell’arte, dunque, non è imitare la natura, ma renderne l’espressione. «Allora l’opera apparirà altrettanto feconda e dotata dello stesso fremito interiore, della stessa bellezza splendente che possiedono anche le opere della natura. Continua lo scrittore: ci vuole un grande amore, capace di ispirare e di sostenere questo sforzo continuo verso la verità. Ma l’amore non è forse all’origine di ogni creazione?» L’adesione al progetto della Cappella nacque dall’incontro del maestro con Monique, futura suor Jacques-Marie, una garde-malade de nuit. Infermiera che assistette di notte l’artista, dallo stato di salute particolarmente precario. Cosa sia accaduto dentro e oltre le parole, è difficile spiegare. Le due anime si trovarono in sintonia. Matisse ne fu attirato dalla naturalezza e dalla sincerità. In lei dolcezza e sorriso. Un legame indistruttibile veniva tessendosi tra il malato e la sua infermiera: sentimenti tersi, autentici, commenta Agnisola. Poi il distacco, determinato dalla scelta di Monique che da sempre aveva desiderato entrare in convento. Ma si rincontrarono. E questa volta definitivamente, uniti per un grande progetto. Matisse si legò all’idea di realizzare una vetrata alla agognata cappella dedicata alla Vergine Maria, sia per venire incontro ai desideri della giovane, sia perché vedeva nella costruzione una opportunità creativa, abbracciando varie arti. Ma qualcosa di più profondo animava il maestro, sostiene il critico d’arte Agnisola. Un avvertimento che l’opera gli avrebbe permesso di approfondire il suo senso dell’oltre, quel sentire intenso l’ulteriorità della vita che aveva tante volte provato. In una lettera inviata a Monique, all’indomani della scelta di quest’ultima di farsi suora, l’artista chiarì il suo sentire l’oltre in termini di adesione a quel mistero che è la stessa creazione. Tutta la sua vita, aggiunge, ha dedicato a questa chiamata. L’affaccio sull’oltre è per lui: disegnare, dipingere, scolpire. E, illustra ancora l’autore, tale fare implica un obbligo morale, quello di aderire all’ispirazione senza riserve. Questo il motivo per cui il maestro, nella lettera, fa una distinzione tra contemplazione e azione, tra impegno per il mondo e impegno nel mondo. «La contemplazione non può essere soltanto contemplativa, ma deve essere altresì attiva, mettere in movimento le risorse dello spirito». Scrivendo a Monique, Matisse afferma, seppure da versanti differenti, in uno spirito di fede, «in fondo entrambi viviamo per la luce». Luce non solo presenza, legata al contesto naturale, ma anche elemento rigeneratore del cuore e dell’anima. Matisse: l’uomo e l’opera. Esempio di dinamismo umano e di consapevolezza artistica, come si evince dal denso epistolario e dagli scritti sul senso dell’arte, curati sempre da Giorgio Agnisola. Significative inoltre le relazioni con familiari e amici, artisti e responsabili di musei, critici e letterati. Vita sentimentale, quella di Matisse, ricca. Non esiste il passare degli anni se si è sostenuti dalla passione. Il libro, scritto con raffinatezza espressiva, ben rende la profondità tematica in un insieme di sensibilità umana e artistica. Rielaborazione di un’esperienza passata attraverso l’autore. Ricerca e narrazione si fondono, creando armonia. E il tutto culmina in una delicata intensità comunicativa che dona pienezza d’anima.
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