La cerimonia celebrativa del “Codice dei Camaldoli “ svoltasi presso il Monastero di Camaldoli, in occasione della ricorrenza degli ottanta anni dal convegno del luglio del 1943, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI offre l’opportunità di una breve riflessione di natura costituzionale e politica.
Il Codice di Camaldoli ha rappresentato un documento di enorme importanza nella vicenda del cattolicesimo italiano del Novecento, mettendo a sintesi le idee fondamentali del pensiero cattolico sullo Stato, la società e l’economia, dopo una lunga gestazione avvenuta negli anni trenta. Esso propiziò e ispirò la successiva riflessione dei cattolici nell’Assemblea costituente, determinante per orientare il destino dell’Italia repubblicana.
Il Codice dei Camaldoli è un documento programmatico elaborato in Italia nel luglio del 1943 da un gruppo di intellettuali di fede cattolica. Tratta di tutti i temi della vita sociale: dalla famiglia al lavoro, dall’attività economica al rapporto cittadino – stato. Lo scopo fu quello di fornire alle forze sociali cattoliche dell’epoca una base unitaria che ne guidasse l’azione nell’Italia liberata . Fu anche pubblicato, nell’aprile del 1945, sulla rivista degli studenti universitari di Azione Cattolica con il titolo: “Per la comunità cristiana“ e funse da ispirazione e linea guida per l’azione della Democrazia Cristiana, che nell’Italia repubblicana fu, per diverse legislature, il maggior partito di governo.
Il testo è articolato in sette titoli:
lo stato, la famiglia, l’educazione, il lavoro, destinazione e proprietà dei beni materiali – produzione e scambio – , l’attività economica pubblica, il contesto internazionale.
I due pilastri del nuovo ordinamento sociale prospettato a Camaldoli erano e sono “ il bene comune “ e “ l’armonia sociale “. Sono i due fari che dovevano e devono guidare l’azione politica dei cattolici .
Il documento, inoltre, si pone cosi in linea con il magistero della Chiesa cattolica, espresso nell’enciclica “Rerum Novarum“ del 1891 e nelle encicliche sociali che l’hanno seguita.
“Il bene comune “, ad esempio, è recepito nel documento alla stregua della dottrina sociale della Chiesa. Per la Chiesa il bene comune corrisponde a creare “ quelle condizioni esterne le quali sono necessarie ai cittadini per lo sviluppo della loro qualità e dei loro uffici, della loro vita materiale, intellettuale e religiosa “. Di contro l’armonia sociale è il risultato di diversi fattori primo tra i quali la giustizia sociale. Secondo la concezione cristiana della società lo stato deve garantire ad ogni cittadino un lavoro: agli uomini per ottemperare al loro ruolo di capofamiglia; alle donne per completare la loro funzione di madri e educatrici. Anche la proprietà privata , che lo Stato riconosce e tutela, deve tendere a perseguire il bene comune. Corollario dell’armonia, invece , è il dovere di ogni cittadino di obbedienza allo Stato ed alle sue leggi . Quando pero è lo stesso Stato che viola i principi d’ordine, allora il cittadino può sentirsi sciolto dal vincolo ed è legittimato alla disobbedienza che si manifesta in vari modi ( ad esempio nel non pagare le tasse, nella frode ed altro ) .
Circa la vita economica , il Codice , dopo aver affermato che per ordinare la stessa è necessario che si aggiunga alla legge della giustizia la legge della carità, elenca otto principi morali a cui si deve ispirare l’attività economica:
la dignità della persona umana, l’eguaglianza dei diritti, la solidarietà ( nel senso di collaborazione ), la destinazione primaria di tutti i beni materiali a vantaggio di tutti gli uomini, la necessità per ciascuno di lavorare, il libero commercio dei beni nel rispetto della giustizia commutativa, il rispetto della giustizia commutativa nella giusta remunerazione del lavoro , il rispetto della giustizia distributiva e legale nell’intervento dello Stato .
Sul dovere di solidarietà il Codice prescrive che “finché nella società ci siano dei membri che mancano del necessario è dovere fondamentale della società provvedere sia con la carità privata che con altri mezzi e soprattutto occorre provvedere al bisogno degli indigenti “ .
Sul significato di “distribuzione patrimoniale “ il codice sancisce che “ un buon sistema economico deve evitare l’arricchimento eccessivo che rechi danno ad un’equa distribuzione; bisogna evitare concentramenti di ricchezza che portano alo strapotere di piccoli gruppi sull’economia “ .
Il codice, in conclusione, fa indiscutibilmente riferimento ad alcuni testi ispiratori di matrice cattolica :
Tommaso D’Aquino – Politicorum e Ethicorum
San Paolo – Lettera ai Romani XII – XIII
Leone XIII – Rerum Novarum 28
Atti degli Apostoli IV
Pio XI – Mit brennender sorge 8
E ai nostri giorni i nostri attuali politici si ispirano ad esso ?
A cosa essi ispirano la loro azione di governo sia centrale che periferica ?
Occorrerebbe, forse, che essi nel governare ponessero più attenzione ai principi del Codice di Camaldoli ed ai principi della nostra Costituzione che il Codice ha ispirato e che fossero nell’agire anche un poco più rispettosi dei precetti cristiani. Questa è la POLITICA ; questo vuol dire “ fare politica “ con la P maiuscola.
Francesco Parente
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