La pandemia del Covid-19, il lockdown, il distanziamento, la D.a.d., le mascherine, i disinfettanti e igienizzanti hanno invaso le nostre vite all’improvviso nel marzo dello scorso anno e così spaesati, pieni di dubbi e insicurezze ci siamo come congelati, bloccati. Così anche le attività parrocchiali e oratoriali sono rimaste lì sospese con quel forse domani… che aleggiava nei nostri cuori. La celebrazione della S. Messa si è dapprima svolta esclusivamente in streaming poi pian piano si è tornati in Chiesa con tante restrizioni e attenzioni. Abbiamo atteso, atteso di poter tornare a fare comunità tutti riuniti nello stesso luogo in spensieratezza, perché come fai a esprimere affetto, amore, unione se devi stare a distanza, se devi temere che tuo fratello possa contagiarti se non puoi condividere nulla, neanche una matita o una caramella?
Ormai tutti siamo giunti alla consapevolezza che con questo virus bisogna convivere ancora per un po’ e che non possiamo restare “congelati”. Così dopo aver avviato la funzione no-frost a poco a poco si è ripartiti.
Intrattenere, accogliere, evangelizzare, radunare, educare, insegnare, condividere, orientare, proteggere, responsabilizzare, denunciare, celebrare: ognuno di questi svela e definisce qualcosa dell’Oratorio, che si presenta così con un volto ricco e variegato. Negli Orientamenti Pastorali dell’Episcopato Italiano ritroviamo questa affermazione:
“L’Oratorio accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. Adattandosi ai diversi contesti, l’Oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi armoniosa tra fede e vita.”
Si è riflettuto e considerato che per fare catechesi occorre utilizzare una pluralità di linguaggi, Dio stesso nella sua rivelazione ha parlato “molte volte e in diversi modi” (Eb 1,1), per cui la catechesi, per essere efficace deve utilizzare linguaggi diversi a partire dalle immagini, alle parole, ai suoni, al corpo alle nuove tecnologie.
Dopo diverse riunioni (a distanza), riflessioni e confronti abbiamo avviato iniziative diverse per ridurre le distanze e sentirci uniti, vivi come comunità.
Abbiamo chiesto ai giovani (ragazzi e bambini) della parrocchia di presentare una riflessione scritta o disegnata sull’omelia della S. Messa a loro dedicata la domenica, oppure hanno interagito durante la celebrazione esprimendo un loro pensiero.
Dopo aver fatto amicizia, per così dire, con le nuove tecnologie abbiamo avviato il C.A.D. (Catechismo a Distanza), ripristinando gli incontri settimanali anche se in forma diversa, con l’ausilio di monitor, webcam, video e presentazioni PowerPoint.
Nel periodo d’avvento i giovani hanno fotografato o ripreso, dapprima le corone d’avvento e poi i presepi da loro preparati nelle loro case, così da creare video di condivisione e di buon augurio per le festività.
Ci siamo incontrati tutti in videochiamate così, per salutarci e raccontarci, abbiamo condiviso sui gruppi WhatsApp video, foto, canzoni e la sigla dell’oratorio da imparare.
Sono state realizzate tre serate di T.A.D. (Tombolata a distanza), per trascorrere un po’ di tempo in allegria giocando.
A breve un’altra attività in occasione del Carnevale, con un po’ di buona volontà, fantasia ed allegria anche a distanza che festa sia! Le mascherine sono tante milioni di milioni… e quelle di carnevale vogliono dire allegria, martedì 16 febbraio, alle ore 17.00 si realizzerà una sfilata di carnevale online. Per partecipare basterà presentarsi, descrivere il proprio costume o travestimento, recitare una poesia, una barzelletta, esibirsi in un balletto o ciò che si preferisce. Parola d’ordine: tanto, tanto buon umore ed una buona dose di allegria.
In conclusione, nonostante tutto, qui nella parrocchia di Santa Maria del Bosco di Paupisi (Bn) con la collaborazione dell’Oratorio Santo Stefano Protomartire di Paupisi, non si ci ferma, tante sono le iniziative che presto verranno svolte, anche se speriamo, sempre, di poterle svolgere più vicini e spensierati.
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