L’esercizio di questa settimana si articola su due punti.
Anzitutto, con una semplice navigata in internet, dai un’occhiata ai dati sulla
variazione dell’inquinamento cui accennavo sopra, nei mesi tra gennaio e
aprile; osserva, e rifletti. E ricorda. Poi, come secondo punto dell’esercizio,
da non far durare però solo una settimana, prova a verificare nel concreto
quali aspetti “green” dello stile di vita che hai assunto durante la quarantena
puoi mantenere anche ora: lavorare da casa? Muoversi a piedi anziché in auto?
Meno viaggi per futili motivi? Orticelli da balcone? Non temano gli
auto-proclamatisi Paladini della Trascendenza, quegli stessi che contestano il
Papa perché tematizza la questione ecologica, ritenendolo per questo un pagano,
e rivelando se stessi come gnostici anziché cristiani, perché fino a prova
contraria il mondo pare che l’abbia creato lo stesso Dio che è Padre di Gesù
Cristo: arriveremo, in queste note sull’importanza di custodire e portare
avanti la memoria dei giorni della quarantena, a trattare di aspetti più
specificatamente religiosi o, meglio, spirituali. Per adesso tuttavia vogliamo
insistere a portare l’attenzione anzitutto sulle basi elementari della vita, e
dopo avere trattato della necessità della memoria in generale, e delle
relazioni, oggi, sulla scia dell’appena conclusa settimana sulla Laudato si’,
non possiamo non riflettere sull’ambiente e l’ecologia. Un punto che
indubbiamente ha colpito tutti in modo positivo durante la quarantena è stato
infatti il miglioramento delle condizioni climatiche e ambientali. Si capisce:
se l’umanità si ferma e resta chiusa in casa, l’inquinamento diminuisce e il
mondo respira. Nelle settimane passate il livello di anidride carbonica
nell’aria è diminuito sensibilmente: l’Agenzia Spaziale Europea ha potuto
rilevare per via satellitare che, tra il 1 gennaio e l’11 marzo 2020, c’è stata
una riduzione di almeno 200 milioni di tonnellate di CO2 – al di là dei dati,
ci siamo accorti tutti che l’aria era più leggera, e i cieli più tersi e
stellati, vero? Il fermo delle attività, e dunque anche delle attività
marittime, ha portato sollievo ai mari e agli oceani, permettendo un
ripopolamento di fauna marina e una diminuzione dell’inquinamento delle acque…
nello stesso Tevere sembrava quasi che ci si potesse fare il bagno! Il silenzio
e la quiete nelle città hanno portato gli animali a riavvicinarsi ai centri
urbani: chi di noi non si è intrattenuto a vedere sui social i video delle
città gremite dagli animali più improbabili, dai cervi ai fenicotteri alle
scimmie? Occorre però un’interpretazione equilibrata di questi dati: se è vero
che quando l’uomo sta fermo e chiuso in casa la natura respira, è anche vero
che l’uomo non è un virus, come invece asseriscono alcuni fanatici vegan-animalisti
che ignorano che gran parte della bellezza e dell’armonia della natura che
idolatrano dipende dalla cura dell’uomo attraverso i secoli. La natura
indomita, lasciata a se stessa, avendo come unico motore la spinta a
sopravvivere mangiando ed espandendosi, in poco tempo si ridurrebbe a groviglio
destinato ad autoconsumarsi: è la natura “matrigna” di cui scrive lucidamente
Leopardi, e ha bisogno dell’opera dell’uomo benedetta dal mandato di Dio di
prendersi cura del Suo giardino (cfr. Gen 2, 15) per divenire idillio
accogliente e fonte di vita per le creature. L’uomo che consuma, inquina,
brucia e sporca, è anche l’uomo che coltiva, disinfesta, pota, irriga, concima
e tutela; per far stare bene il mondo, non serve che ci fermiamo o scompariamo,
serve che orientiamo verso il bene comune i nostri slanci, soprattutto in due
direzioni: la riduzione dei consumi, che, come abbiamo visto in quarantena, ci
è possibile e ci fa bene, e un ripensamento del lavoro in chiave “smart”, con
la diminuzione di spostamenti, inquinamento, dispendio energetico, ecc. che ne
consegue.
Sono questioni ampie, che sicuramente non è in potere del
singolo attuare… o forse sì, perché le collettività sono fatte di singoli, e
quello che muove le decisioni dei grandi è la direzione in cui vanno i (sempre
più vuoti) portafogli dei più numerosi piccoli. Occorre quindi “premiare”
aziende e istituzioni che attueranno politiche ecologiche in linea con quanto
abbiamo assaggiato nella quarantena, boicottando invece tutti i tentativi di un
ritorno/regresso a situazioni precedenti. Occorre che i lavoratori puntino i
piedi e rifiutino di tornare a farsi un’ora di traffico all’andata e un’ora al
ritorno, se si può sostituire in parte o del tutto il loro lavoro in loco con
lo smart working da casa – ma di questo torneremo a occuparci.
L’esercizio di questa settimana si articola su due punti. Anzitutto, con una semplice navigata in internet, dai un’occhiata ai dati sulla variazione dell’inquinamento cui accennavo sopra, nei mesi tra gennaio e aprile; osserva, e rifletti. E ricorda. Poi, come secondo punto dell’esercizio, da non far durare però solo una settimana, prova a verificare nel concreto quali aspetti “green” dello stile di vita che hai assunto durante la quarantena puoi mantenere anche ora: lavorare da casa? Muoversi a piedi anziché in auto? Meno viaggi per futili motivi? Orticelli da balcone? Ognuno dovrà capire cosa fare, ma non facciamoci sconti per pigrizia: ricordiamoci che Dio ci ha affidato la cura del suo giardino. Se ci è piaciuto respirare un’aria più pulita e vedere cieli più tersi, perché non cercare di farli rimanere tali, anche a costo di qualche sacrificio?
Alessandro Di Medio
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