in dialogo con Patrizia Bove a cura di Antonella Fusco
L’arte, nella sua espressione grafica, nell’armonia dei colori, diviene strumento di educazione alla bellezza. Bellezza come espressione dell’io autentico, che tocca le corde più profonde dell’esistenza.
Il concetto di bellezza è indissolubilmente connesso alla vita e si riferisce a quel “qualcosa” che pervade, che emoziona, che muove nel cuore un sentimento di felicità. Nell’arte, la bellezza è all’origine di molte opere ed è elemento di riflessione da parte degli artisti. Nonostante i naturali cambiamenti dei canoni estetici, dei costumi e della società, dall’arte classica a quella moderna, ogni artista condivide il proprio personale concetto di bellezza.
Un’ opera diventa Arte, a mio parere, quando lo sguardo di chi l’ammira non si ferma sulla tela ma va oltre, verso l’invisibile. Quando, poi, quell’opera “trafigge” chi la guarda e dunque tocca le corde più profonde del cuore, allora si ha la certezza di trovarsi di fronte alla Bellezza. Educare alla Bellezza, attraverso l’arte, presuppone dunque un percorso multisensoriale che, partendo dagli occhi, giunga al nostro Io più profondo capace di “guardare” oltre l’immagine, in un processo di immedesimazione con l’artista, entrando nella sua esperienza di vita e nella sua rappresentazione della realtà. Un processo arricchente che, il più delle volte, stimola lo spettatore a riflessioni profonde che coinvolgono anche la sua sfera emotiva e la sua percezione della vita.
La Pinacoteca Massimo Rao di San Salvatore Telesino (Bn): luogo e custode di bellezza. Una cura particolare viene dedicata anche dall’Associazione omonima, che vede nella Presidente Patrizia Bove una promotrice di sensibilità culturale. Lo sguardo che sappia andare oltre.
La Pinacoteca dedicata a Massimo Rao, in San Salvatore Telesino, custodisce circa settanta opere del pittore sannita che, pur costituendo una piccola parte del suo lavoro, rendono molto bene l’idea di quale sia il suo pensiero artistico.
L’arte di Rao è ricca di significati: non solo fantasie personali ma anche grandi temi esistenziali, riflessione e memoria. Dotato di grande manualità, Rao ripropone tecniche e procedimenti antichi che fanno sembrare le sue opere come dipinte secoli addietro: le carte ingiallite, consunte e macchiate, le scritte arcaiche, i colori pastello, rievocano un mondo passato che si propone al visitatore con messaggi e valori molteplici. Rao ama i panneggi, i drappi, i turbanti, tutto ciò che è scenografico. I suoi personaggi sono fuori dal tempo, onirici, ambivalenti. Chi ammira i suoi quadri non può rimanere indifferente rispetto alla quantità di emozioni che provengono dalla sua pittura. Di animo colto e sensibile, elegante e fiero, Massimo Rao trasferisce nelle sue opere un messaggio personale di grande intensità, unitamente al suo grandissimo talento d’artista.
Ed è con la consapevolezza di aver ereditato questo grande patrimonio di valori che l’Associazione Massimo Rao – che mi onoro di presiedere- svolge la sua attività culturale.
Fondata dai familiari e dagli amici più cari dell’Artista, l’Associazione- costituitasi nel 2012 in concomitanza con l’apertura della Pinacoteca- oltre a gestire la Pinacoteca comunale, ha come mission la promozione, divulgazione e valorizzazione dell’arte di Rao.
I progetti, gli incontri e gli eventi hanno carattere squisitamente culturale, che spaziano in tutti i campi: dalla letteratura alla poesia, dalla pittura al teatro, dalla musica alla fotografia.
È nostro profondo convincimento che “educare alla Bellezza” attraverso le arti sia una maniera per contribuire a migliorare la società e per orientare le nuove generazione verso un mondo che non sia solo mera apparizione di estetismo ma meraviglia, stupore, curiosità, tutte qualità che possono essere un’arma contro il mal di vivere dei giorni nostri.
Massimo Rao, amico della luna, protagonista della sua arte. La luna e l’oltre.
“Il Pittore della luna”: Rao è stato definito così dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. La Luna è onnipresente nelle sue opere. Incombe, si cela, si mostra sopra tutto e tutti, avvolta da veli di malinconia e di tristezza. “Dimmi che fai tu, Luna, in ciel?” diceva Leopardi che, come Rao aveva come interlocutrice privilegiata questo satellite. Per Leopardi, così come per Rao, la domanda è pleonastica. Non c’è una risposta del Pittore ma solo tante interpretazioni da parte dei critici d’arte. Certamente, a mio parere, la Luna è sostanza dell’arte di Massimo Rao perché esprime tutta la sua tensione verso l’ignoto. L’arte di Rao non si ferma al visibile, ma va al di là di ciò che si vede, per questo, come dicevo nella risposta alla prima domanda, è vera arte. Perché trafigge, tocca le corde più profonde del nostro essere, ci interroga e si interroga, in bilico tra il reale e l’immaginario, muovendosi attraverso figure archetipe, come la Luna.
Ph: Trionfo del tempo e del disinganno – Massimo Rao
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