Si è tenuto mercoledì 27 marzo il consueto appuntamento di Cives – Laboratorio al bene comune. Si è parlato di accoglienza ed inclusione dei rifugiati e dei migranti presso la sede del Centro di Cultura “Raffaele Calabria”. Tema dell’incontro: “E’ più forte un Paese che accoglie”. Hanno relazionato Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e Filiberto Parente, portavoce del Forum ragionale del terzo settore della Campania. Ad introdurre i lavori Ettore Rossi, direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della diocesi di Benevento, che in apertura ha richiamato la Convenzione di Ginevra del 1951 per i diritti dei rifugiati; diritti acquisiti ormai da oltre un cinquantennio, ma rimessi in discussione nel nostro Paese dalla più recente legislazione. Una normativa che non ha mancato di suscitare critiche e che sta determinando lo smantellamento progressivo di un sistema di accoglienza che pur tra luci ed ombre aveva una cifra di umanità. A prescindere dai colori politici con cui si guarda a queste cose, preoccupa il fatto che si mettano in discussione molte delle conquiste storiche, sociali e culturali e dei dettami della nostra Carta costituzionale. E’ questa la perplessità iniziale espressa da Ettore Rossi, condivisa ed articolata negli interventi dei relatori, che spiegano il rifiuto dei migranti come l’ennesima manipolazione elettorale. La portavoce per l’ONU Sami riporta i dati dell’”invasione” dei rifugiati che conta appena 80.000 unità in Italia. “Una popolazione di poco superiore a quella degli abitanti della vostra città”. Mentre a livello mondiale tra sfollati, rifugiati, apolidi, ecc. raggiungiamo la somma di 70 milioni. “Otto rifugiati su 10 vivono in paesi poveri cioè dell’Africa, dell’Asia, dell’America centrale e meridionale. Non in Europa dove non c’è una crisi di rifugiati, ma una crisi di solidarietà”.
Non
sono molti quelli arrivati in Italia, ma ben più preoccupante risulta la manipolazione di tali dati a scopi
meramente elettorali. I Paesi europei, fino a qualche tempo fa, hanno tenuto
sempre fede al principio del “dovere morale di accogliere chi fugge. Oggi
questo principio sembra vacillare”. La recente vicenda dei due ragazzi che
potranno accedere alla cittadinanza italiana per aver sventato la tragedia dei
51 bambini loro compagni, racconta di una vicenda finita bene e non di
riconoscimento di un diritto: non sarà per essere italiani di nascita o per essere madrelingua italiani ciò che li
porteranno ad ottenere la cittadinanza italiana, ma l’utilizzo strumentale che la politica potrà fare della vicenda.
Corsi
e ricorsi storici. La portavoce dell’UNHCR richiama qualche vicenda eclatante
che deve fungere da monito per evitare
di incappare nuovamente nelle pagine più buie della storia, da quelle che
portarono alle norme per fermare l’immigrazione degli albanesi nella prima metà
degli anni Novanta, a quelle della seconda guerra mondiale con le vicende della Saint Louis, nave europea
reietta, i cui disperati occupanti non furono accettati su nessuna costa
americana e finirono nei campi di concentramento nazisti. Anche la Siria
ritorna nei resoconti della dott.ssa Sami: milioni di rifugiati europei vi
furono deportati durante la seconda guerra mondiale; è quella stessa Siria che oggi si è spopolata dei due terzi
della propria popolazione per le tristi vicende di cui è protagonista, ma che
vede i suoi cittadini benevolmente accolti dalla Germania che riconosce le
potenzialità di sviluppo di cui i siriani sono portatori.
“E’ acclarato
che i tempi del fardello dell’uomo bianco possono dirsi definitivamente
tramontati. Noi con l’Associazione Simposio Immigrati siamo impegnati dal 2002
in un lavoro straordinario per l’integrazione che intende contrastare quanti
vogliono far percepire che il problema del nostro Paese siano i migranti”,
conclude Filiberto Parente. Ogni persona, da qualunque angolo del mondo arrivi
è portatore di semi di civiltà e di sviluppo. Anche il mondo delle imprese ne è
consapevole e non è contrario all’accoglienza di migranti e rifugiati, che
ritiene capaci di contribuire allo sviluppo del nostro Paese. Ne è
testimonianza il premio “Welcome.
Working for refugee integration” con cui l’UNHCR offre un riconoscimento
a quelle aziende che favoriscono l’inserimento professionale dei rifugiati.
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