Società
Credulonia
Il segno della follia complottista nelle immagini delle macerie di Capitol Hill saccheggiato dai manifestanti. Follia? Possibile che il 25% dell’elettorato statunitense sia folle? Di quale libertà parliamo e, soprattutto, di che democrazia? Qualche dubbio l’avevamo, ancor prima di imbatterci in Lisa Bortolotti, bolognese, professoressa di Filosofia presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Birmingham. E’ stata proprio lei, una delle tante eccellenze italiane all’estero, a sottolinearci che sono numerose le ricerche scientifiche condotte sui meccanismi psicologici, cognitivo-comportamentali, alla base del complottismo. Le ricerche ci presentano il pensiero complottista come frutto di processi cognitivi del tutto fisiologici, che guidano i nostri ragionamenti anche in molti altri ambiti. Questo è importante per comprendere il fenomeno e combatterlo. Gli scienziati non negano l’irrazionalità o la pericolosità del complottismo, ma mettono in luce i modi di pensare, i meccanismi, così da comprenderli e affrontarli più efficacemente. Prendiamo per esempio il negazionismo riguardo la pandemia di Covid-19. C’è chi nega che il virus esista, chi nega solo la trasmissibilità, chi rifiuta la pericolosità. È una montatura dei poteri forti per controllarci, per arricchirsi ancora di più a nostro scapito! Ci sono poi una varietà di altre teorie sulle origini del virus, la sua diffusione, i rimedi possibili. C’è chi sostiene che il virus sia stato creato intenzionalmente in un laboratorio di Wuhan. Chi alimenta l’ipotesi e la sostiene animatamente che il virus si diffonda per mezzo della tecnologia 5G o delle coltivazioni Ogm. Chi sostiene che le cure efficaci ci sarebbero, ma siano tenute nascoste. Insomma, potremmo continuare e percorre altri sentieri irrazionali oltre al virus che “non esiste” e ritrovarci nel “non siamo mai stati sulla luna” o nelle “scie chimiche” rilasciate dagli aerei. Queste teorie hanno alcuni tratti comuni di fondo. La dietrologia: pensare che la realtà sia diversa da come appare e che trame di senso nascoste connettano ciò che visibilmente alle masse può sembrare frutto del caso. L’intenzionalismo: essere fermamente convinti che tutto ciò che accade è riconducibile all’azione deliberata di agenti intenzionali. Il semplicismo: semplificare, semplificare e semplificare anche questioni molto complesse cercando spiegazioni lineari, intuitive. Questi elementi comuni del pensiero complottista, come ampiamente dimostrato dalle ricerche scientifiche e dagli studi, hanno origine in risposta a bisogni psicologici che abbiamo tutti noi: complottisti e non. Quali sono questi bisogni? La comprensione: il bisogno di comprendere la trama esplicativa di tutto ciò che accade nel mondo. Una sorta di comprensione causale. Quando non disponiamo di spiegazioni su qualche fenomeno o quelle che ci vengono fornite risultano molto complesse, produciamo noi stessi soluzioni più semplici e intuitive, anche se assolutamente irrazionali e senza alcun fondamento scientifico. Questo succede perché l’incertezza non è tollerabile per l’uomo e per la donna o comunque è più tollerabile una spiegazione infondata che una incertezza, un’assenza di certezze causali nel nostro mondo, nella nostra mappa del mondo, costruita con tanto impegno e sforzo pluriennale. A braccetto con la comprensione, troviamo il controllo, il bisogno di controllo. Chi tra noi non desidera determinare la propria vita? Non in assoluto, ma almeno determinare gli aspetti più significativi della propria esistenza? Se ciò che ci succede è frutto delle intenzioni di un agente, abbiamo l’impressione/illusione di poter controllare meglio la realtà. Un minimo di potere è nelle nostre mani, perché se ci sono dei responsabili possiamo puntare il dito, condannarli pubblicamente. Dietrologia, intenzionalismo e semplicismo per soddisfare i bisogni di comprensione causale e controllo. Lasciare che i nostri bisogni e desideri guidino i nostri ragionamenti influenzando ciò in cui crediamo non è una caratteristica esclusiva del pensiero complottista e la ritroviamo in tutti nei momenti di crisi o di stress. Distacchiamoci per un attimo da noi e guardiamo criticamente i nostri pensieri, ragionamenti o le nostre semplificazioni. Pensiamo per un momento alla “ricerca del capro espiatorio” o più semplicemente del “responsabile” da additare, biasimare. Non vi sembra che sia una pratica abbastanza diffusa? Vediamo i post sui social dall’inizio della pandemia? Sono “contro” X. L’incognita sarà il “governo”, “le teste calde che si assembrano ad agosto”, chi “non indossa bene la mascherina”, “quelli dell’aperitivo”, “quelli dello shopping compulsivo” … chiunque, escluso noi, ha gravissime responsabilità sulla situazione che stiamo subendo/vivendo. L’agire intenzionale di X incognita causa tutto questo! Gli sfoghi, le lamentazioni, gli attacchi contro presunti responsabili nascono dal bisogno di dare un volto al “colpevole” e di recuperare un minimo di controllo su una situazione oggettivamente difficile. Ciò è estremamente più semplice rispetto a sviscerare una realtà complessa e fondare le proprie valutazioni dopo una lucida analisi di errori e responsabilità. Tra l’altro rischiando, difronte a questa complessità, di far capitolare il proprio ego per deficienza/incapacità cognitiva. Stiamo parlando di noi tutti, non dei complottisti, che sono solo una parte! Essere a conoscenza della continuità tra i meccanismi del pensiero complottista e quelli che guidano alcuni (o molti) dei nostri pensieri quotidiani è importante. Riconoscere che ci sono meccanismi cognitivi universali, significa ammettere che siamo tutti meno razionali di quanto pensiamo di essere. L’unico modo di cambiare le cose è partire dai noi stessi. Siamo parzialmente “irrazionali”? Allora, moderiamo i toni, lavoriamo per una cultura della fiducia, capiamo i bisogni altrui, siamo più clementi con le Istituzioni, non postiamo stupidaggini, non alimentiamo le polarizzazioni, la distinzione tra “noi” e “loro” fonte inesauribile di sfiducia reciproca, sospetti, divisioni e veleni. Dobbiamo fare pulizia! Perché tutto questo pattume “normale” alimenta le “devianze”. La normale irrazionalità esasperata nutre ogni forma di anormale irrazionalità complottista, che ha terreno fertilissimo in ambienti aspramente polarizzati ed è legato a dinamiche identitarie (identità di gruppo). Le scelte psicologiche complottiste nascono più favorevolmente in condizioni sociali di disagio, svantaggio, emarginazione o semplicemente esclusione. Rafforzare la coesione sociale e i valori di comunità, ridurre le diseguaglianze, ridare fiducia alle istituzioni, battersi per i beni comuni è la risposta politica per affrontare e sconfiggere il complottismo e ogni altra forma di vita irrazionale a Credulonia, che non è solo oltre oceano, ma è anche qui.
Area consultoriale – Spazio Famiglia- Benevento
sito promosso dall'Ufficio Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Benevento per favorire il dialogo e il confronto tra componenti sociali e realtà ecclesiali presenti sul territorio, per far emergere notizie buone e vere che contribuiscano all'edificazione del Regno di Dio.
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