Al
di sotto del piano di calpestio in marmo della cattedrale di Benevento sono
custodite preziose testimonianze di arte e di fede, radici profonde della storia
di questa città, scampate ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
In
fondo alla navata destra si apre un piccolo cancello; attraversandolo e
scendendo pochi gradini si è pronti…alla bellezza!
Come
in una sorta di abbraccio, ad accoglierci all’inizio del percorso museale, la
splendida immagine gotica della Mater
Misericordiae: a decorare una delle pareti del luogo chiamato cripta, un
fine affresco realizzato dalla mano di uno sconosciuto maestro napoletano nel
XIV secolo. Icona di grande interesse e fascino, raffigurante la Madonna
nell’atto di allargare il suo velo e con esso coprire il popolo dei fedeli, fu
ammirata anche dal papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Benevento
negli anni ’90 che la definì “vigile
custode della città”.
L’appellativo
di “misericordiosa” trova la sua origine in una preghiera del III secolo, la
prima in cui viene nominata Maria: è una accorata invocazione corale del popolo
di Dio in cerca di soccorso presso Sua Madre.
Da
un punto di vista iconografico, di raffigurazione dunque, Maria madre di
misericordia compare per la prima volta nella Chiesa Orientale: si racconta di
un certo Andrea, detto il folle, che, caduto in estasi, ha una visione della
Vergine Maria, accompagnata da san Giovanni Battista e da san Giovanni
Evangelista, mentre solleva il suo velo coprendo tutto il popolo che, orante,
segue i suoi passi. Attraversando i secoli, la raffigurazione di Maria con il
suo manto giunge anche in Occidente: nel Medioevo questo tema si lega a doppio
filo con il mondo delle confraternite laiche che la scelgono come loro
protettrice e patrona.
Le
mani di chi ha sapientemente affrescato la parete della cripta restano
sconosciute: sono attribuite ad un artista napoletano, conoscitore delle
innovazioni pittoriche portate da Giotto (che a Napoli ha lavorato).
Nell’affresco della cattedrale Maria non cela la sua imponenza: è raffigurata
frontalmente e dritta; gli occhi del visitatore scorgono il suo
volto, un delicato ovale incorniciato da capelli biondi raccolti in una morbida
pettinatura. Dietro la testa di Maria è visibile ciò che resta della primitiva
aureola: si tratta di un elemento circolare realizzato in rilievo e
originariamente dorato, di cui oggi resta esclusivamente la preparazione
dell’intonaco. Il corpo della Vergine è fasciato da un abito di colore rosso.
Nelle raffigurazioni pittoriche i colori sono evocativi di significati altri,
che vanno al di là del valore estetico e vengono scelti per essere portatori di
messaggi precisi: il dorato è simbolo di santità, di ciò che va oltre l’umano,
il rosso è simbolo chiaro di amore intenso. Nessun elemento è lì per caso: il
vestito è sollevato nella parte sinistra così da mostrarci un grembiule bianco
che richiama il ministero del servizio. Le maniche del vestito si aprono
all’altezza dei gomiti rivelando un rivestimento in ermellino bianco, simbolo
di purezza e regalità.
Il
corpo affrescato della Vergine porta con sé altri particolari: la tunica ha una
linea alta della vita ed evidente è l’assenza di una cintura; la presenza di
maggiore luminosità all’altezza del seno e del ventre, secondo l’insegnamento
giottesco, li rende più rigonfi. Con estrema delicatezza l’artista ci mostra
una Madonna incinta, una madre! Improvvisamente l’umanità pervade l’opera: non
solo quella di Maria che si mostra ai fedeli con il figlio in grembo, ma anche
quella di Cristo che viene al mondo come ogni uomo.
Maria
mantiene tra le mani, in una presa salda, il suo mantello: con grande fermezza
tiene le braccia aperte a stendere il velo come una sorta di tenda, di
tabernacolo, al di sotto del quale trova sicuro rifugio il popolo di Dio. L’artista
rende i fedeli ridotti nelle dimensioni e li separa rigorosamente: uomini alla
destra della Vergine e donne alla sinistra. Tutti sono raffigurati nella
medesima posizione, inginocchiati e con le mani giunte in preghiera; la forza
della preghiera è simboleggiata dalla dimensione abbondante delle mani dei devoti.
Ad
incorniciare la figura di Maria, madre di misericordia, un ampio drappo dorato,
espressione di regalità, retto da due angeli, un serafino alla nostra sinistra
ed un cherubino a destra.
Della dimensione decorativa del resto dell’affresco resta oggi solo una cornice composta da rombi. La Mater Misericordiae era parte di un più ampio ciclo di affreschi che ornava l’intera cripta di cui, attualmente, restano solo alcuni lacerti.
Fabiana Peluso
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