Società
Una dimensione diversa
Mi è venuta un’ondata di pessimismo di fronte alle realtà esterne. Non è un pessimismo che nasce in me stesso, altrimenti sarei giù, non crederei più a niente, non vedrei più alcuna luce … No, è un pessimismo diverso, che nasce dal pensare perché il mondo funziona così. L’odio cresce. Dal tempo di Nabucodonosor, quando scorticavano viva la gente, oppure facevano le guerre che distruggevano popoli, oggi non è cambiato niente. Succede uguale anche oggi. Anzi, è cresciuto … la bomba atomica … peggio dei torturatori persiani di un tempo. Insomma, vedo che l’umanità non è andata avanti. Il fatto che l’umanità nel suo insieme non sia andata avanti, non sia migliorata, è un problema. Non so se vi siete mai posti un problema del genere: la cibernetica[1] dell’umanità non funziona. Più precisamente, la cibernetica funziona, ma non funziona l’anima dentro. Pensavo che l’umanità evolvesse, andando avanti, sviluppandosi, magari diventando sempre più uno in se stessa, insomma un’unità cibernetica dove avrebbe funzionato tutto benissimo, gli uomini si sarebbero rispettati, niente più torture, mai più guerre. Però ho visto che il principio per cui gli uomini si muovono è un principio negativo: il principio dell’egoismo. Vedo società perfette in cui gli uomini si sono messi d’accordo per non essere mangiati a vicenda. Si organizza tutto bene, accordandosi: – io prendo tutto quello che posso prendere, tu prendi tutto quello che puoi prendere e così andiamo avanti -. Siamo perfetti, l’organizzazione funziona bene, stiamo tutti bene, non manca niente. Ma cosa c‘è alla base? Egoismo. La logica di prendere, di avere per sé. Qui nasce il problema, perché sento che il principio vero è che io devo dare tutto quello che posso dare e tu devi dare tutto quello che puoi dare. Capite? Sento che l’umanità non è basata su questo principio del dare. Bisogna cambiare il “segno” del principio. Perciò l’ondata di pessimismo, perché il progresso dell’umanità è solo tecnico, tecnologico, puramente cibernetico. Società con strutture sociali perfette e che si perfezionano, ma tutto ciò non va, perché l’umanità, con la vocazione ad essere una, è basata sull’egoismo e non sull’amore. Non parlo degli individui, ma dell’insieme. Di individui che amano ce ne sono tanti, abbiamo persino i santi, ma l’umanità “una” non è realizzata. (Piero Pasolini)
Costatiamo che le società, pur funzionando con principi egoistici, funzionano comunque. Certo producono società-giungla e non comunità, ma funzionano.
Ancora due spunti di riflessione. Il primo da Teillhard de Chardin e dal suo principio fondamentale, cui ha dato il nome “legge della creazione”. Brevemente, cos’è questo principio? La creazione avanza, perché i vari elementi si mettono insieme in una logica di donazione reciproca. Il mettersi insieme delle cose, almeno due, crea una terza cosa nella logica dell’amore, del dono. La creazione, il mondo, va avanti così.
Soltanto l’amore è in grado di unire gli esseri umani in modo tale da completarli e appagarli, poiché esso solo li sceglie e li congiunge tramite ciò che v’è in loro di più profondo. (Pierre Teilhard de Chardin)
Come secondo spunto di riflessione, propongo, in corsivo, le parole dell’autore
… La società è malata perché è una società di bisogni e non di desideri, una società basata sull’avere e non sul dono … (Nietzsche)
Ha fatto la diagnosi giusta! La nevrosi della società umana è dovuta al fatto che invece di donare sente di prendere. Una nevrosi è una malattia. Se la società e malata e la cura sta nel cambiare il “segno” del principio da negativo (prendere, avere) a positivo (dare), anche tutti i “problemi” che la società presenta sono in realtà “non problemi”, perché non risolvibili senza cambiare il “segno” del principio.
Facciamo qualche esempio per comprendere, a grandi linee, i “non problemi”.
Partiamo da un problema sociale che riveste (o ha rivestito?) un grande interesse culturale, politico: l’uguaglianza. Pensare a tutti gli uomini uguali è come pensare a un gregge di pecore, sono sì tutti uguali, ma non hanno alcun rapporto generativo tra di loro, non possono creare qualcosa che li trascende. Scientificamente dovremmo pensare agli uomini per quel che sono, l’uno diverso dall’altro. Nella società in cui l’umanità “funziona” sul principio positivo del dono, il “problema” sarebbe dell’armonia e non dell’uguaglianza. Armonia nella distinzione, in cui ciascuno si realizza donandosi; in cui il dono reciproco “ri-crea” continuamente la realtà.
Povertà. Veramente pensiamo di azzerare le povertà? Immaginiamo concretamente di risolvere il problema povertà, partendo dall’umanità che “funziona” sull’egoismo e non sull’amore? Sul sospetto e non sulla fiducia? Sull’avere e non sul dare? Sul prevaricare e non sul servire? Se l’umanità funzionasse sul principio positivo del dono, il “problema” povertà non esisterebbe.
Fraternità. Altrove abbiamo anche proposto fratellanza. Non credo sia necessario dilungarci. È evidente che l’umanità che “funziona” sull’egoismo non possa generare fraternità.
Trasferiamoci nel campo dei valori umani più universali, soprattutto nel campo di quei valori giustamente chiamati primari, come la pace, la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la fratellanza (Arnaldo Diana).
Come interpretare questi valori, che sarebbero anche dei “non-problemi”? È evidente che il principio in cui “funziona” l’umanità ci sovrasta, ma possiamo cambiarlo per “funzionare” noi stessi in maniera diversa. Chi o cosa ci vieta di abbandonare “i bisogni per i desideri, l’avere e il possedere per il dare e il dono”? In fondo si dovrebbe avere solo il coraggio di cambiare il segno algebrico da “-“ a “+” per la propria e l’altrui felicità e realizzazione.
Filippo Pagliarulo
[1] Cibernetica. Disciplina che si occupa dello studio unitario dei processi riguardanti «la comunicazione e il controllo nell’animale e nella macchina» (secondo la definizione di N. Wiener, 1947): partendo dalle ipotesi che vi sia una sostanziale analogia tra i ‘meccanismi di regolazione’ delle macchine e quelli degli esseri viventi e che alla base di questi meccanismi vi siano processi di comunicazione e di analisi di informazioni; la cibernetica si propone da un lato di studiare e di realizzare macchine ad alto grado di automatismo, atte a sostituire l’uomo nella sua funzione di controllore e di pilota di macchine e di impianti, e dall’altro lato, inversamente, di servirsi delle macchine anzidette per studiare determinate funzioni fisiologiche e dell’intelligenza.
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