Le tracce del passato riemergono nel solco della tradizione nella stupefacente festa de grano di Foglianise, celebrata in onore di san Rocco, per magnificare le incomparabili gesta del Pellegrino di Dio, che nei sentieri dei viandanti medievali ha manifestato l’amore incommensurabile per gli appestati, i volti visibili del Signore nella storia della cristianità. Le regioni del centro della penisola, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpite dal sisma violento del 24 agosto 2016 e dalle successive scosse di non lievi entità, sono il filo rosso per i “maestri dell’intreccio”, per l’edizione della festa del grano 2017, che rivestono ed adornano con le tecniche tramandate dagli avi e quelle innovative, sperimentate e ricercate negli ultimi anni, gli impalcati in legno, le chiese ed i monumenti, distrutti e ridotti a detriti, simboli della memoria collettiva. Le immagini sconvolgenti degli ammassi di pietre in frantumi e di calcinacci, di alcuni luoghi simboli delle comunità terremotate, sono state realizzate e sfilato sul “tracciato della tradizione”, tra i carri che hanno maggiormente colpito i visitatori il 16 agosto, la chiesa di Sant’Agostino, in Amatrice (RI), nel Lazio, la sua suggestiva facciata in pietra arenaria è stata riprodotta con il suo stile rinascimentale. La torre civica, in Accumoli (RI), è stata prescelta dai “maestri dell’intreccio”, per riaccendere i riflettori sul monumento danneggiato e più volte mostrato dai servizi dei telegiornali. Nono sono mancate le opere artistiche per ricordare la spiritualità francescana, nella splendida città di Assisi, una località in cui il figlio di Bernardone abbandona la materialità per incontrare il Cristo, la certezza incrollabile, l’unica ricchezza della sua vocazione. Meraviglioso il crocifisso di San Damiano, l’icona che segna il percorso di Francesco e lo conduce alla sequela del Signore. La facciata della basilica di Santa Maria degli Angeli, è stata mostrata ai turisti, giunti in Foglianise. Il luogo di culto è considerato uno dei santuari più noti del cristianesimo, dove nella cappella del transito il Poverello di Assisi riabbraccia il Padre della Misericordia nei sentieri dell’eternità. Il tau, il simbolo della pace durante la sfilata della festa del grano, ha riattualizzato la povertà francescana, per esprimere la forza sconvolgente di un messaggio senza tempo ancora ascoltato nel terzo millennio. Il padre del monachesimo occidentale attraverso la singolare “arte dell’intreccio” è stato esaltato con la riproduzione della basilica di Norcia e la sua regola benedettina diffusa in tutto il mondo, nota come “Ora et labora”. Il presepe di Greccio (RI), luogo in cui viene per la prima volta la rappresentazione vivente della Natività del Signore, è stata rivissuta mediante i protagonisti della Sacra Famiglia, realizzati con gli steli di paglia intrecciati, per calamitare l’attenzione al Figlio Dio, che sotto le sembianze di bambino salva l’umanità dal peccato. La basilica di Cascia (PG), realizzata fedelmente con le tecniche dell’intreccio rimanda immediatamente a santa Rita, invocata per i casi impossibili dai fedeli nei momenti di difficoltà. La macchina da festa, in onore di santa Rosa, celebrata il 3 settembre, in Viterbo, davvero ha suscitato molta ammirazione dai turisti, dislocati per il percorso della sfilata. L’opera svettante verso il cielo, “Il campanile che cammina”, è stato anche illuminato e lungo la strada Generosa Frattasi, collocato dal 16 al 18 agosto, esposto insieme agli altri carri ha colpito in tanti e particolarmente fotografata. Il duomo di Orvieto, uno dei capolavori architettonici della penisola italiana, ha incantato per la raffinata ricercatezza dei particolari, per gli ampi bassorilievi, per il suo suntuoso frontespizio, ricoperto dai laccetti di diverse dimensioni e tecniche di lavorazione. La sfilata è e stata arricchita dalla riproposizione della società a struttura semplice, il mondo rurale con i suoi valori intramontabili non affatto soppiantati dalla globalizzazione. Le donne con i covoni in testa, una lunga schiera, i toselli, segni di devozione, la simulazione della cernitura e della battitura del frumento sull’aia, prima dell’avvento della tecnologia, il carro con i buoi dove campeggia l’immagine di san Rocco, riporta alle origini della festa del grano, pongono al centro la tradizione, l’elemento caratterizzante dell’evento agostano. Sono inclusi nell’ordine di svolgimento della sfilata anche le statue venerate dalla comunità, tra cui l’immagine di san Michele Arcangelo, il principe delle schiere celesti che sconfigge il demonio. I carri ed i gruppi sono stati aspersi con l’acqua benedetta alla cappella di San Rocco, edificata nell’antico casale Cautani dall’arcivescovo metropolita mons. Felice Accrocca, alla presenza del parroco don Nicola Filippo Della Pietra, del clero, dei religiosi e delle autorità civili e militari.
Nicola Mastrocinque
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